Il prezzo invisibile della carne: gli allevamenti intensivi come emergenza sociale e ambientale
- Egidio Marisca
- 18 giu
- Tempo di lettura: 2 min
17 giugno 2025 – Un’inchiesta di AGtivist ha lanciato un allarme che non possiamo più ignorare: in tutta l’Unione Europea – e in particolare in Italia – cresce senza sosta il numero di allevamenti intensivi di polli e suini. Si tratta di mega-strutture dove migliaia di animali sono stipati in spazi angusti, in condizioni che sollevano gravi interrogativi etici, sanitari e ambientali.
L’Italia figura oggi tra i cinque Paesi europei con il più alto numero di questi impianti. Una crescita silenziosa, invisibile agli occhi di molti, ma con effetti dirompenti sulle nostre vite quotidiane.

Questi allevamenti sono vere e proprie bombe ecologiche e sanitarie. L’uso intensivo di antibiotici per contenere malattie dovute al sovraffollamento favorisce la diffusione di batteri resistenti ai farmaci, una delle maggiori minacce sanitarie globali secondo l’OMS. Inoltre, le emissioni di ammoniaca e metano contribuiscono al cambiamento climatico e all’inquinamento atmosferico, aumentando il rischio di malattie respiratorie nelle aree circostanti.
Gli allevamenti intensivi richiedono quantità enormi di acqua, cereali e terreno agricolo, sottratti all’agricoltura sostenibile e ai territori locali. I liquami prodotti contaminano falde acquifere e suolo, alimentando fenomeni di eutrofizzazione e degrado ambientale. La biodiversità – già sotto pressione – viene ulteriormente compromessa da un’agricoltura orientata esclusivamente al profitto.
Non si tratta solo di ambiente: è anche una questione di giustizia sociale. I piccoli allevatori, custodi di pratiche sostenibili e di economie locali, vengono schiacciati dalla concorrenza dei grandi gruppi industriali. La concentrazione della produzione alimentare in mano a poche multinazionali aumenta le disuguaglianze e mina la sovranità alimentare.
E non possiamo dimenticare il benessere animale: migliaia di creature vivono una vita interamente confinata, prive di luce, aria, movimento – in una spirale di sofferenza funzionale solo al consumo a basso costo.
Chi opera nel mondo del sociale – assistenti sociali, educatori, volontari, associazioni – ha un compito urgente: aprire gli occhi dell’opinione pubblica. È essenziale promuovere:
campagne di educazione alimentare, nelle scuole, nei centri giovanili, nelle comunità;
reti di consumo critico e solidale, che sostengano produttori locali e allevamenti etici;
progetti di sensibilizzazione ambientale, integrando salute, diritti e sostenibilità.
Non possiamo più separarci da questa realtà. Il modo in cui produciamo e consumiamo carne è diventato una questione di giustizia sociale, climatica e sanitaria.
È tempo di cambiare. Non solo con leggi e politiche – che pure sono urgenti – ma soprattutto con scelte consapevoli, quotidiane e collettive. Gli allevamenti intensivi sono il simbolo di un modello che consuma tutto: territorio, salute, dignità. Sta a noi decidere se vogliamo continuare a nutrirci di questo sistema, o costruire insieme un’alternativa giusta per tutti – umani, animali e ambiente.
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